Marco Dolfi è nato a Viareggio il 3 aprile 1953. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Carrara, sezione scultura, laureandosi nel 1975.
Dal 1995 al 1998 ha insegnato come docente di Anatomia artistica all’Accademia di Belle Arti di Roma, entrando così a far parte dell’ambiente artistico romano. Dal 1999 insegna Disegno e Anatomia artistica, all’Accademia di Belle arti di Carrara.
La sua prima mostra personale si è tenuta a Viareggio alla galleria Magazzini del Sale nel 1978. Sue mostre personali sono state presentate dalle principali gallerie e spazi pubblici d’Italia.
Nel 1979 Mario De Micheli, lo invita al salone dei giovani artisti di Milano e, sempre nel 1979, Pier Carlo Santini lo presenta in catalogo per la galleria La Navicella di Viareggio.
Espone opere di scultura alla Fondazione Pagani di Milano.
Nel 1982 entra in rapporto di lavoro con la Galleria Ferretti di Viareggio che lo presenta nelle maggiori fiere d’arte e gli organizza mostre personali in diverse città d’Italia; sempre in quell'anno, Pier Carlo Santini lo inserisce nei 20 pittori oggi in Toscana con una mostra, prima al Centro Ragghianti di Lucca e poi, nel 1983 al Museo d’Arte di Arezzo., quando, Tommaso Paloscia lo segnala come uno dei migliori pittori d’Italia, nel catalogo Bolaffi di Mondadori.
Nel 1984 la galleria Contini gli organizza una personale alla galleria Arte Italia ad Asiago con un catalogo presentato da Paolo Levi.
L’anno successivo è premiato alla mostra arte e sport a Palazzo Strozzi di Firenze.
Inizia la collaborazione con la galleria Studio 4 di Molfetta che gli organizza mostre nella regione Puglia; da segnalare nel 1987 una mostra al Teatro Petruzzelli di Bari.
La Mostra personale alla Galleria Ferretti di Viareggio, con catalogo presentato da Dario Micacchi, segnalata dallo storico Enzo Carli, come una delle migliori d’Italia, sul catalogo Bolaffi Mondadori.
Nel 1990 comincia una sua produzione di litografie, con presentazione di una cartella a cura di Pier Carlo Santini, anno in cui è premiato con una medaglia d’oro, alla Terza biennale Nazionale dell’acquarello ad Albignaseco a Padova.
Nel 1993 è da segnalare una prima sua mostra antologica alla Versiliana di Marina di Pietrasanta e una seconda più ampia, a Palazzo Ducale di Massa, organizzata dalla provincia e dall’Accademia di Belle Arti di Carrara, una esposizione di oltre 100 opere tra olii, disegni e pastelli.
Nel 1999 è invitato in Portogallo a Monte Mar-O-Novo Galleria Municipale per partecipare alla Rassegna di pittura italiana.
Nello stesso anno è da segnalare la mostra alla Galleria La Vetrata di Roma.
Tommaso Paloscia nel suo libro Accadde in Toscana 3 lo inserisce tra i protagonisti dell’arte toscana della nuova generazione.
Inizia una collaborazione con la Caledoscopio Arte.
La provincia di Massa Carrara organizza una sua mostra a Palazzo Caselli di Carrara.
Si realizza una mostra di oltre 80 opere al Palazzo dei Priori a Volterra.
E’ presente alla grande mostra L’Età delle illusioni mancate organizzata dal critico Giuseppe Cordoni, a Palazzo Mediceo a Seravezza e, nell’area museale Cà La Ghirona a Bologna.
Nel 2004 al Museo della Marineria a Viareggio è invitato alla mostra Opere su carta Dolfi-Vangi-Birolli-Marini-Greco-Giannini; sempre nel 2004 viene segnalata dal critico Tommaso Paloscia una sua mostra alla Galleria Pananti di Firenze.
Nel 2005 ha scritto il suo primo libro La poesia del mare edito da Maschietto editore.
Marco Fagioli gli organizza una prestigiosa mostra all’Accademia degli Euteleti a San Miniato.
Ha una collaborazione di lavoro con la Galleria Euroarte Galeria de arte europea di Lisbona.
Nel 2006 ha realizzato la mostra al Castello Malaspina di Massa, con catalogo a cura di Claudio Giumelli, e un’esposizione all’ Istituto Romeno di cultura e ricerca umanistica, palazzo Correr di Venezia.
Nel 2007 si tiene una mostra a Palazzo Piccolomini, a Pienza (Siena), a cura di Dino Carlesi, e contemporaneamente un’esposizione con Ernesto Altemura alla rocca di Fontanellato (Parma);
nello stesso anno viene invitato a partecipare alla mostra organizzata al Principe di Piemonte a Viareggio in onore di Mario Monicelli, con un’opera ispirata ad un film del regista.
Mostra Personale a cura della Prof.ssa Anna Vittoria Laghi al Museo Crocetti a Roma.
Tra le principali pubblicazioni dedicate alla sua opera segnaliamo:
Dolfi catalogo gall. Arte Italia di Asiago con testo di Paolo Levi, 1985.
L’immagine del perire e il simbolo del resistere nella pittura di Dolfi, testo di Marcello Venturosi Galleria Guerrieri Lucca, 1989.
Dolfi Naturalia testi di Pier Carlo Santini, Manlio Cancogni, Tommaso Paloscia ed.
La Versiliana Marina di Pietrasanta, 1994.
Dolfi Persistenza dell’estate, testi di Massimo Bertozzi, Piero Pacinni, Ludovica Cantarutti, Paolo Fornaciari, monografia, 1996.
Oltre il vero la poesia del colore, testo di Raffaele De Grada, Casa d’arte San Lorenzo, 1998.
La pittura di Dolfi, testi di Tiziana d’Achille, Luciano Canova, catalogo Galleria La Vetrata Roma, 1999.
“Magia del reale” testi di Antonio Paolucci, Marco Bussagli, catalogo Palazzo Caselli Carrara, 2001.
La pittura come memoria ed elegia della vita testi di Raffaele Nigro, catalogo Centro congressi Principe di Piemonte Viareggio, 2003.
Immagini dolcemente inquietanti, testo di Dino Carlesi catalogo Galleria Comunale d’Arte Moderna Otello Cirri, Pontedera, 2004.
Dolfi memoria del reale testi di Marco Fagioli, Accademia degli Euteleti San Miniato, 2005.
Dolfi oggetti d’affezione testi di Anna Laghi, Dino Carlesi, Antonio Paolucci monografia Edizioni Caleidoscopio, 2005.
Marco Dolfi, i luoghi dell’incanto, testo di Claudio Giumelli, catalogo mostra Palazzo Correr Venezia, 2006.
La poesia del reale, testo di Dino Carlesi, catalogo mostra Palazzo Piccolomini Pienza (Siena).
Il privilegio del segno testo di Claudio Giumelli, catalogo mostra Rocca di
Fontanellato, (Parma).
Dono di cari amici di lungo corso, un’opera di Dolfi era appesa nel mio studio tra tanti libri e quadri: fiori grigi toccati d’avorio su fondo chiaro, irti e un po’ scontrosi, del tempo della sua bella mostra all’Accademia dell’Eureleti, di San Miniato al Tedesco. Nel 1995. E io neanche conoscevo il pittore, benchè in teoria non fossero mancate le occasioni. Per esempio la condivisione per decenni della medesima corta e stretta via di Viareggio - per un capriccio della toponomastica cittadina, con lo stesso nome dello storico ospedale ma non contigua all’opsedale stesso - lui per viverci, io per villeggiatura con la famiglia: quelle poche settimana in cui il cuore di Viareggio prende a battere disordinatamente per il sovraccarico di gente e mezzi, sobbalza, soffre di aritmie, per tornare alle pulsazioni regolari nelle altre stagioni, cariche di bellezza e di poesia. Oppure della serata inaugurale del Principe di Piemonte, nel 2007, dove certo eravamo insieme nell’affollata esposizione. E chissà dove ci saremo incontrati, senza conoscerci, e quante volte. Anche per questo sono lieta, essendo entrata in contatto, di contribuire a presentare la sua mostra, che rappresenta una tappa ulteriore di un percorso espositivo costellato di iniziative prestigiose e numerose. La faccia pubblica, di una carriera di docente all’Accademia di Belle Arti di Carrara, dalla quale provengono anche le frequetazioni e i racconti dell’ambiente artistico costiero testimoniate in un suo libro che mi piace citare, La poesia del mare, 2005. edita da Federico Maschietto, nella preziosa collana di impronta alabertiana “L’occhio alato”. In quelle pagine abitate da personaggi di epoche diverse ma tutti presenti nel ricordo come Lorenzo Viani, Arturo Martini, ma sopratutto Renato Santini, Dolfi risale alle sorgenti di una visione artistica che è la sua personale, ma che in qualche misura circolante e condivisa in quanto ispirata e modellata, forse obbligata dal respiro profondo e ipnotico della natura, tra le vette delle Apuane e la linea della battigia. Semplice e perfino troppo semplice ricondurre lo specifico artistico di Dolfi e di altri che come lui creano e vivono in quella striscia di terra tra Massa e Carrara e la foce dell’Arno, alla natura dei luoghi? Si certo la varietà delle formazioni, delle inclinazioni, delle frequentazioni ed in una parola delle storie individuali va messa in conto. Eppure propiro dalle sensibilissime pagine di Dolfi ci si sente autorizzati a ritrovare la ratio della pittura - e non solo della sua - in quell’Universo di segni e colori che inconfondibilmente, appartiene alla marina. Le stesure lunghe a perdita d’occhio della spiaggia, del mare, del cielo, i profili delle montagne, che il gioco della luce ora appiattisce riducendole a sagome di indaco ed ardesia, ora scava di canaloni e scese marmoreee in un potente contrasto chiaroscurale; le sagome casualmente tormentate e contorte dagli straccali, i rami naufraghi sospinti a riva dal lavarone: ecco alcune delle suggestioni di un introrno cangiante con le ore e con le stagioni, percorso da inviti all’informale che non passano dallo studio dei movimenti del Novecento ma compaiono da sè sul cammino e sappia riconoscerli, epifanie del paesaggio regali involontari alla spiaggia di quel suo confinante feroce immemore che è il mare. “Lungo la spiaggia sbiancata dal vento, negli straccali o nei frammenti dei pesci corrosi” ecco dove secondo Dolfi nel ricordo di Renato Santini, il pittore cerca la sua “suprema verità”. Tutto questo ed altro ancora approda e sedimenta nei quadri di Dolfi, dove i fiori prossimi a seccarsi - ce li immaginiamo aridi e sonori come frasche di saggina - consumano inquieti, indistinti interni ore tranquille...
Cristina Acidini